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Arte, Natura, Luoghi, Personaggi e altro.
La Vita nelle sue molteplici forme espressive.
Gli Artexiani parlano di ciò che amano.
CASTEL SANT'ANGELO
Probabilmente uno dei monumenti simbolo della città di Roma, situato in prossimità della Basilica di San Pietro. Conosciuto anche come Mausoleo di Adriano, sorto nel 135 d.C. come monumento funebre per volere dell’imperatore Adriano, era fin dall’origine costituito da una base cubica sulla quale poggiava una costruzione circolare al cui centro era collocata la camera sepolcrale. Interamente rivestito di marmi e decorato con fregi era sormontato da una quadriga in bronzo con l’imperatore Adriano portato in trionfo.
Dal V secolo d.C. perse la sua funzione originaria diventando parte integrante del sistema difensivo della città, costituito dalle Mura Aureliane, e da allora fu chiamato “castellum”. Il nome di Castel Sant’Angelo risale al 590 d.C. quando, durante una processione allestita per implorare la fine della terribile epidemia di peste che incombeva su Roma, il papa Gregorio I ebbe la visione dell’Arcangelo Michele che rinfoderava la spada e la interpretò come la fine della pestilenza. La statua dell’Angelo , raffigurato appunto nell’atto di rinfoderare la spada, tuttora visibile sulla sommità del monumento, è la copia in bronzo dell’originale voluto dal Pontefice come ringraziamento per la grazia concessa.
Il monumento conobbe numerose vicissitudini e molti cambiamenti di proprietari finché nel XIV secolo divenne proprietà della Chiesa. Fu utilizzato come fortezza, come luogo di custodia per l’Archivio ed il Tesoro Vaticani, come tribunale e come prigione nella quale vennero reclusi anche prigionieri illustri quali Giordano Bruno, Benvenuto Cellini e Cagliostro.
Nei secoli subì numerose trasformazioni architettoniche, diventò proprietà dello Stato italiano nel 1870 e fu trasformato in museo nel 1925.
Una curiosità: costituisce l’ambientazione della parte finale della tragedia Tosca di Victorien Sardou e della omonima opera di Giacomo Puccini.
Anamar
Tiziano Terzani
UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA
2004
Tiziano Terzani, giornalista e scrittore, ha narrato la vita attraverso i resoconti dei suoi numerosi viaggi, soprattutto nel continente asiatico. Quando gli viene diagnosticata una grave malattia egli decide di intraprendere un nuovo, imprevedibile viaggio, alla ricerca di una cura per il suo male. Lo vediamo dunque percorrere il mondo da Occidente ad Oriente alla scoperta di molteplici approcci terapeutici, convenzionali e non, e di altrettanti personaggi, medici, guaritori, sciamani ed altri, da ognuno dei quali riceve una soluzione diversa per la guarigione. L’itinerario geografico procede di pari passo con il viaggio interiore di un uomo posto di fronte all’enigma più grande ed in cerca di risposte alle sue molteplici domande. Le speranze di guarigione si alternano con le recidive della malattia fino al momento in cui egli si trova confrontato all’evidenza che forse la risposta va cercata in tutt’altra direzione rispetto a quella percorsa fino a quel momento.
Questa lettura non riguarda soltanto le persone alla ricerca di una cura per la loro malattia ma chiunque è interessato ad andare oltre le evidenze quotidiane e sceglie coraggiosamente di andare a cercare verità scomode dove molti hanno paura di inoltrarsi.
La mia frase preferita: “È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé”
Anamar
Vincent van Gogh (1853-1890)
I Girasoli
Olio su tela (1889)
Museo van Gogh - Amsterdam
“I Girasoli” è probabilmente il più famoso fra tutti i dipinti realizzati da Vincent van Gogh. Quello che però forse non tutti sanno è che, in realtà, egli realizzò diversi dipinti rappresentanti lo stesso soggetto e che di questi, cinque copie sono oggi conservate in altrettanti musei nel mondo (Amsterdam, Monaco, Londra, Philadelphia e Tokyo). Sebbene il soggetto sia globalmente lo stesso, i vari dipinti si differenziano per diversi dettagli, come ad esempio il numero dei fiori ed il colore dello sfondo, ma anche per le sfumature cromatiche e l’interpretazione simbolica. Così, ad esempio, la copia conservata alla National Gallery di Londra, e raffigurante i girasoli in diversi momenti della loro fioritura rappresenta la caducità della vita; il dipinto conservato invece alla Pinacoteca di Monaco e realizzato in Provenza mentre van Gogh aspettava con impazienza l’arrivo dell’amico Gauguin, esprime tutta la gioiosa aspettativa che egli aveva riposto nell’idea del sodalizio artistico con il pittore francese e traduce la dirompente luminosità dell’estate provenzale. Tutti i dipinti suggeriscono comunque indistintamente quanto il girasole fosse importante e carico di significato per l’artista olandese che vedeva in esso la rappresentazione della vita, dell’arte e dell’amore in tutta la loro splendida solarità.
Anamar
Giuseppe Verdi
NABUCCO
1842
Nabucco è la terza opera composta da Giuseppe Verdi. Dopo il fiasco della sua seconda opera e soprattutto dopo diverse tragedie familiari verificatesi in un breve arco di tempo, egli aveva deciso di non comporre più. Così, quando l’impresario del Teatro alla Scala Bartolomeo Merelli gli propose di mettere in musica un libretto ispirato alla storia del re babilonese Nabuccodonosor, rifiutò decisamente. Merelli, tuttavia, gli mise di forza in tasca il libretto incitandolo a leggerlo. Rientrato a casa, Verdi gettò sul tavolo il libretto che, cadendo, si aprì casualmente su una certa pagina. Lo sguardo distratto del Maestro colse così accidentalmente queste parole: “Va pensiero sull’ali dorate….” Incuriosito, anche per la somiglianza con alcuni versetti della Bibbia che egli leggeva regolarmente, e profondamente colpito, non potè fare a meno di proseguire la lettura. Si trattava del famoso coro degli Ebrei in cattività a Babilonia che esprimevano tutto il dolore per la loro prigionia ed il rimpianto per la patria lontana e perduta. Si era allora nel 1840 e gran parte dell’Italia settentrionale era sotto il dominio austriaco. Verdi non potè non cogliere immediatamente il parallelismo tra le due situazioni. Come egli stesso racconta, quella stessa notte, combattendo tra resistenza e tentazione, lesse diverse volte il libretto al punto da saperlo a memoria il mattino seguente. Due anni dopo il Nabucco andò in scena per la prima volta al Teatro alla Scala con un immenso successo di pubblico e diventando immediatamente simbolo di unità nazionale e di aspirazione all’indipendenza dal dominio straniero. Lo stesso nome di Verdi comparve sui muri di Milano come acronimo della scritta “Vittorio Emanuele Re D’Italia”. Da allora l’opera non ha mai smesso di essere rappresentata in tutti i teatri del mondo.
Anamar
Nel video il "Va pensiero" nell'esecuzione del Coro e dell'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma diretti da Riccardo Muti
Eugenio Montale - 1896-1981
Premio Nobel per la letteratura nel 1975
Non chiederci la parola
dalla raccolta Ossi di seppia
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
Questa poesia, composta nel 1923 ed inserita successivamente nella raccolta Ossi di seppia del 1925 rappresenta tutta la tragica impossibilità della poesia e dell'arte in generale di trovare soluzioni in un periodo in cui, senza più certezze assolute, tutti gli ideali sono crollati e tutto ciò che sopravvive è soltanto la ferma consapevolezza di ciò che non si è, di ciò che non si vuole
Anamar
Michail Bulgakov
IL MAESTRO E MARGHERITA
(1967)
La trama intreccia magicamente due narrazioni: una rivisitazione del dialogo tra Gesù e Ponzio Pilato e la discesa di Satana a Mosca, con i suoi assistenti, negli anni '30.
Satana si presenta come Woland, esperto di magia nera. Sullo sfondo la storia d'amore tra Margherita, splendida donna russa, ed il Maestro, l'eretico scrittore squattrinato che prova ad adattare il dialogo tra Gesù e Pilato alla versione teatrale.
Tra le scene mitiche nel libro:
Spietata rappresentazione della borghesia sovietica, Bulgakov si ispira, per il gran ballo, ad un fatto reale: fu invitato con la moglie ad un ricevimento presso l'ambasciata americana in Russia.
Leggendo il libro si ride a crepapelle....
Marco (Diogene)
Galleria Doria Pamphilj
Via del Corso - Roma
La Galleria Doria-Pamphilj sorge in un maestoso edificio che si affacia su uno splendido cortile interno nel cuore di Roma. Fu espressamente voluta nel 1651 da Giambattista Pamphilj, diventato poi papa col nome di Innocenzo X ma acquisì il suo aspetto attuale poco meno di un secolo dopo su iniziativa del principe Camillo Pamphilj. Sede di una delle più ricche collezioni private del mondo, conquista i visitatori tanto per la moltitudine di dipinti e sculture quanto per la bellezza e la magnificenza dei saloni nei quali le opere sono esposte.
Tra i gioielli della collezione opere di Bernini, Caravaggio, Carracci, Tiziano, Tintoretto e quello che è, a parere unanime, considerato il capolavoro della Galleria, il famoso ritratto di Papa Innocenzo X di Diego Velasquez.
La Galleria è aperta al pubblico tutti i giorni della settimana
Anamar
Muriel Barbery
L’ELEGANZA DEL RICCIO
2006
Renée è la portinaia di un elegante condominio parigino. Apparentemente sciatta e scontrosa, nasconde una grande cultura ed un animo delicato. Paloma è una tredicenne ribelle, in perenne conflitto con la famiglia, e ha deciso, per dare voce alla sua ribellione, di suicidarsi, non prima di avere dato fuoco alla propria casa.
Queste due esistenze sono destinate ad intrecciarsi ed a percorrere in parallelo un pezzo di strada. Il romanzo si dipana quindi alternando le vicende quotidiane di Renée e le riflessioni di Paloma sullo sfondo di un quartiere popolato da un’umanità varia e non sempre apprezzabile. L’arrivo nel condominio di un elegante signore giapponese porterà una brezza di stupefacente novità nella vita delle due protagoniste.
Sul filo di una scrittura elegante e ricca di riferimenti letterari il romanzo scorre agevolmente, rapisce e commuove, costruisce tre personaggi assolutamente indimenticabili ed in certi momenti assomiglia ad una finestra spalancata su un giardino di ciliegi in fiore.
Si legge tutto di un fiato fino al finale sorprendente quanto inaspettato.
Anamar
Villa Adriana
Tivoli
Questa immensa villa fu fatta costruita tra il 118 e il 138 d.C. dall’imperatore Adriano che ne fece la sua residenza nonché sede dell’amministrazione dell’impero. Estesa su circa 120 ettari (ma forse molti di più) di cui oggi solo 40 visitabili, essa è la rappresentazione dello splendore e della magnificenza imperiale nonché della genialità dell’architettura romana e dello stesso Adriano – uomo dall’ingegno multiforme e dalla vasta cultura - che al suo allestimento partecipò attivamente. Vi si possono ammirare, tra il verde dei giardini, i resti di abitazioni private, sale dedicate alle funzioni pubbliche, terme, teatri, caserme, fontane, biblioteche e luoghi di culto.
Nel 1999 Villa Adriana è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità
Anamar
Ivan Illich
DESCOLARIZZARE LA SOCIETA'
1971
“Descolarizzare la società” è un saggio del pedagogista e filosofo austriaco Ivan Illich. Nella sua opera Illich, attraverso una profonda riflessione, evidenzia e, perché no, profetizza già negli anni 70, come la nostra società sarebbe stata inondata di diplomi e dispositivi tecnologici che l’avrebbero resa, pur se teoricamente alfabetizzata, una società in cui la natura sarebbe stata snaturata e l’uomo sradicato e castrato nella sua creatività; come non notare che effettivamente, ai nostri giorni, lo strumento tecnologico da servitore è divenuto despota. Questo, secondo Illich, è stato reso possibile grazie all’indottrinamento scolastico che sin dall’infanzia ha trasformato la tecnologia da mezzo a
fine, inserendola in ogni spazio esistenziale come valore in sé e come unico dio, un’educazione che pertanto diventa strumento fondamentale nella creazione di consumatori obbedienti. Questo tipo di scolarizzazione, formattando la mente ad avere rapporti con l’altro e con la natura di tipo meccanico e utilitarista, comporta la tendenza a quantificare ogni aspetto dell’esistenza avendo come unici valori l’ottenimento di un tornaconto e di una propria ascesa sociale, oltre a sconnettere sempre più gli individui da sé stessi e dal creato.
Una società del genere ha bisogno, secondo Illich, di innanzitutto smettere di riporre la propria cieca fiducia e i propri sforzi nel tipo di educazione proposto “dalla culla alla bara” che prevede diplomi, sbornie di dispositivi tecnologici, rapporti gerarchici e circoli di frequentazioni che diventano la miglior garanzia per il sistema di avere a disposizione consumatori, non individui, la cui creatività e curiosità è stata completamente spenta.
La possibilità di sdoganarsi da questo mondo sempre più artificiale, dove gli schemi mentali imparati nelle varie scuole hanno reso schematici i rapporti umani, è una società conviviale in cui la fiducia sostituisca l’utilitarismo, la produttività venga superata in nome della convivialità e dove la spontaneità del dono (inteso anche come donarsi) prenda il posto della ripetizione meccanica. Che il valore etico ritorni a sostituire il valore tecnico, questo il miglior antidoto alle storture dei tempi moderni.
Nestor e Rebecca
Jan Vermeer (1632-1675)
La ragazza con l'orecchino di perla
Olio su tela (1665-66)
Mauritshuis dell'Aia
Noto anche come "La ragazza col turbante", è uno dei dipinti più famosi del pittore olandese. Raffigura una giovane ragazza, ritratta di profilo ma con il volto rivolto verso chi osserva, quasi a rispondere ad un richiamo. Si ignora se l’artista abbia ritratto una modella (sulla cui identità peraltro nulla si sa) o se si tratta di un dipinto di pura fantasia.
Colpiscono comunque la languida bellezza della fanciulla, lo sguardo intenso e la bocca sensuale appena socchiusa. L’abbigliamento modesto e il copricapo che sembra quasi improvvisato farebbero pensare ad una ragazza del popolo, tuttavia l’orecchino di perla è un gioiello prezioso che suggerisce l’appartenenza ad una componente della ricca borghesia o addirittura dell'aristocrazia.
Il quadro ha meritato l’appellativo di “Gioconda olandese”.
Un romanzo, dal titolo omonimo, da cui è stato tratto un film, ha ricostruito (in maniera del tutto fittizia) l’identità della ragazza ed il suo rapporto con l’autore del quadro. Sorprendente la somiglianza dell'attrice Scarlett Johansson (allora giovanissima) con la ragazza dipinta.
Anamar
Nike di Samotracia
(presum. II sec. a.C.
attribuita a Pitocrito
Museo del Louvre - Parigi
Questa scultura è uno dei capolavori indiscussi ed una delle opere più affascinanti dell'arte classica. Raffigura Nike, divinità che simboleggiava la vittoria e veniva solitamente rappresentata come una figura alata.
La scultura si trovava in un santuario dell'isola di Samotracia dove celebrava la vittoria degli abitanti di Rodi in una battaglia navale. Desta meraviglia l'abilità con cui l'artista è riuscito a riprodurre nel marmo il movimento delle vesti agitate dal vento ed aderenti al corpo di cui lascia intravedere le forme.
Ridotta dal tempo in centinaia di frammenti, fu rinvenuta nel 1863 da un archeologo francese. Acquistata dalla Francia e ricomposta, fu collocata per volere dell'imperatore Napoleone III al Museo del Louvre, in cima ad una monumentale scalinata dove si può ammirare ancora oggi.
Anamar
Claude Monet (1840-1926)
Il Giardino dell'artista a Giverny
(Le jardin de l'artiste à Giverny)
Olio su tela - 1900
Parigi - Museo d'Orsay
La piccola cittadina di Giverny in Normandia ospita la casa nella quale il pittore impressionista Claude Monet visse dal 1883 fino alla morte nel 1926.
In questo luogo, che lo colpì per la bellezza del paesaggio, egli, unendo le passioni per la pittura e per la botanica, volle allestire un sontuoso giardino, le cui numerose specie di fiori e piante costituirono una meravigliosa sinfonia di colori mutevoli secondo le stagioni. Ad essa Monet si ispirò per i suoi studi sulla luce .
Negli anni il giardino fu arricchito con le coltivazioni di ninfee e con il giardino giapponese, immortalato appunto nella serie dei dipinti delle Ninfee.
La casa di Monet è tuttora aperta al pubblico.
Anamar
Will Bowen
IO NON MI LAMENTO
2007
Un testo particolarmente interessante che si può scoprire su due livelli: semplicemente leggendolo e scoprendo l'esperienza dell'autore oppure mettendo in pratica la sfida che egli pone: resistere 21 giorni senza lamentarsi. Il compito consiste nell'indossare un braccialetto e cambiarlo di polso ogni qualvolta ci si accorge che ci si sta lamentando di qualcosa. Un ottimo esercizio per rendersi conto del ruolo predominante che la lamentela occupa nella nostre vite, diventando un automatismo sul quale non ci si sofferma neanche più a riflettere. Ci si lamenta come si respira o come si beve un bicchiere d'acqua senza neanche rendersi conto del disagio e del malessere che questo atteggiamento crea a noi stessi ed agli altri e senza comprendere quanto la sua assenza potrebbe modificare la qualità della nostra e dell'altrui vita.
Impressionante accorgersi di quante volte il braccialetto cambia polso nell'arco di una giornata! Un potente invito all'autosservazione ed all'autocontrollo ed uno stimolo a migliorare la propria qualità di vita.
Anamar
Marguerite Yourcenar
MEMORIE DI ADRIANO
(1951)
La vita dell’imperatore Adriano narrata in prima persona sotto forma di una lunga lettera indirizzata al nipote adottivo e futuro imperatore Marco Aurelio. Adriano, giunto alle soglie della morte, ripercorre la propria esistenza: le campagne militari, gli intrighi di corte, la pacificazione dell’Impero, la costruzione dei monumenti e gli amori, primo fra tutti quello per il giovane Antinoo, della cui prematura scomparsa l’imperatore non si riprese mai.
Frutto di circa 25 anni di studio e ricerche meticolose quanto appassionate da parte dell’autrice, il romanzo immerge il lettore nell’Impero romano del II secolo d.C. e fa sfilare sotto i suoi occhi i costumi, i riti, i cerimoniali, la mentalità dell’epoca. Attraverso lo stile classicheggiante e non sempre facile della Yourcenar si alternano le varie sfaccettature del personaggio Adriano, di volta in volta soldato, erede al trono adottato dal suo predecessore e cugino Traiano, cultore di filosofia, arte, esoterismo, fondatore di nuove città , profondo conoscitore dell’animo umano e uomo dibattuto tra la funzione pubblica e la vita privata. Su tutto domina l’amore incondizionato per Antinoo, ricambiato da quest’ultimo con un’adorazione che giunse forse fino al sacrificio della propria vita.
Ogni singolo personaggio, ogni particolare situazione, ogni risvolto emotivo è tratteggiato con incredibile maestria, a volte con lunghe descrizioni, a volte con poche, incisive parole che rimangono scolpite nella memoria.
Chi conosce ed ama Roma, i suoi monumenti e la sua storia non può non rimanere affascinato dal modo in cui essa rivive lungo le pagine del romanzo. A chi ha poi avuto la fortuna di visitare Villa Adriana a Tivoli sembrerà di vederla rivivere nel suo massimo splendore.
Interessanti da leggere anche le note dell'autrice, alla fine del libro, che ritracciano la genesi del romanzo.
La mia frase preferita del romanzo: “Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri."
Anamar
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