Accesso effettuato come:
filler@godaddy.com
Accesso effettuato come:
filler@godaddy.com
Spesso la musica si sente ma non si ascolta, raramente la si comprende.
Questo spazio è pensato per fornire un percorso di avvicinamento alla musica alla sua relazione con la storia la società , la psiche umana , la cultura , la moda.
Dal Convegno "Scienze e Coscienze reclamano PACE"
tenutosi presso il convento Sant'Andrea di Collevecchio dal
1 al 3 Luglio 2022
Relazione sul ruolo e spazio della Musica all'interno della Pace
a cura di Vincenzo De Gregorio - Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma
Cosi nella Grecia Classica il termine "musikè" connotava un sistema espressivo ed artistico, costituito da suoni, parole, linguaggio visivo e corporeo senza soluzione di continuità tra le diverse dimensioni.
Le Muse, figlie di Zeus e della dea "Mnemosyne" (la memoria) rappresentavano ciascuna un preciso campo dell'esperienza artistica: Clio era la musa della storia , Euterpe della Poesia Lirica Thalia della commedia, Melpomene della Tragedia, Tersicore della Danza, Erato della Poesia Amorosa, Polimnia degli Inni, Urania dell'Astronomia e Calliope dell'Elegia.
Benché ispiratrici di molteplici e diversi contenuti artistici, le Muse condividevano l'aspetto "musicale" del loro essere e del loro esprimersi: La musica non poteva essere pensata come separata dal Linguaggio e dalla Parola, dalla Danza e dall'Espressione artistica in genere ma ne costituiva la struttura ed il senso.
Il suono è da sempre il propulsore della parola, l'elemento che rende il legame tra suono oggettivo e concreto il pensiero; inoltre, esso, quando lo accompagna, e parola e la creazione accresce di significato il testo scritto. Il rapporto stretto e quasi imprescindibile del linguaggio scindibile tra elemento musicale e linguistico è da ricercare nel momento della storia, in cui i gli esseri umani hanno iniziato a capire, comprendere e governare la potenza comunicativa della parola e ad associarla all'efficacia espressiva del suono.
Parola e suono si sono così fusi nella creazione del linguaggio, sempre attuale attraverso i millenni. Parlare di musica significa, quindi, parlare di un linguaggio che, oltre la semantica della parola, riesce a comunicare intenzioni ed emozioni.
La musicalità del discorso parlato ha sempre avuto un'importanza rilevante: nella poesia latina, la metrica guidava la stesura del verso e rendeva efficace e potente la declamazione dei testi scritti. La metrica latina, arrivata fino ai nostri giorni, ha una struttura «quantitativa», basata sul principio dell'alternanza tra sillabe «lunghe» e «brevi»; essa permette quindi la non assegnazione fissa degli accenti ritmici, e rende pertanto possibile l'alterazione della pronuncia naturale delle parole, fondendole nella ritmicità del verso.
Nella poesia latina il metro vince sull'accento tonico quando si deve pronunciare la parola.
Nel Medioevo le prime strutture di notazione musicale avevano l'obiettivo di fissare nel tempo e nello spazio l'esecuzione cantata, al fine di renderla sempre riproducibile nella stessa modalità. L'invenzione di una «scrittura» anche per la musica ha fornito le basi per l'evoluzione ritmica, melodica, armonica e contrappuntistica, che nei secoli ha prodotto opere riconosciute e riconoscibili nel tempo.
Samuele Ferrarese.
Docente di didattica della musica presso l'università degli studi di Milano Bicocca. Collabora con il dipartimento di psicologia dello stesso ateneo nella ricerca sul rapporto tra disturbi dell'apprendimento e pratica musicale. Collabora con l'A.I.D. Associazione Italina Dislessia è presidente delle Fondazione Teatro Trivulzio di Melzo (MI) città nella quale dirige Bach Street School Scuola di Musica.
Parlare di musica significa anche prendere in considerazioni variabili di tipo culturale e sociale. Il contesto sonoro è strettamente legato le all'ambiente in cui si sviluppa, alla società che lo produce, al significato che occupa all'interno di un messaggio che può andare ben oltre il semplice contenuto stilistico musicale. Per diversi secoli la letteratura musicale (scritta) e la cultura musicale popolare (orale) hanno descritto con precisione, nello spazio e nel tempo, il mondo che le aveva prodotte: ad esempio un salotto borghese era descrivibile attraverso un panorama musicale che lo distingueva da una piazza di paese, aree geografiche differenti erano portavoce di suoni, ritmi, strutture, timbri molto diversi tra loro; ogni individuo era l'espressione di una «impronta musicale» che contribuiva a definire, in quanto tale, la sua identità.
Da sempre l'innata spinta dell'essere umano a spostarsi, viaggiare, to commerciare, fondere culture e tradizioni ha portato a un incontro tra contesti sonori differenti, ciascuno dei quali si è arricchito di modi, strutture e timbriche attraverso l'incontro con altri mondi musicali: questo 'miscelarsi sonoro' tra culture è avvenuto lentamente, in maniera progressiva, nel rispetto dell'identità di ogni tradizione musicale (che non sempre è corrisposto al rispetto delle tradizioni sociali, culturali, politiche).
È stato il potenziarsi di possibilità scientifiche e tecnologiche a permettere a questo processo di mutua influenza di diventare sempre più veloce e, forse, fuori controllo: ciò che, fino a qualche decennio fa, avveniva in diversi giorni, settimane, mesi, oggi può avvenire nel tempo di un clic.
Lo spazio e il tempo sembrano piegarsi alla più significativa variabile della velocità, che consegna ad ogni elemento del vivere quotidiano una qualità intrinseca che rende qualsiasi cosa preferibile a ciò che «arriva dopo»: se è più veloce allora sarà migliore, se arriva prima sarà meglio di ciò che arriva dopo.
Anche la musica ha preso parte al processo di globalizzazione veloce, mutando strumenti e modalità del proprio presentarsi al pubblico, producendo vere e proprie commistioni tra generi, stili, tradizioni che, spesso, non permettono più una geolocalizzazione sociale e culturale precisa del materiale sonoro che arriva all'orecchio dell'ascoltatore.
La storia dell'uomo è anche storia della sua musica: sembra esserci sempre stato uno stretto rapporto tra l'espressione musicale e l'identità culturale di un gruppo sociale, una comunità, un popolo. Parlare dell'evoluzione di strutture, stili, generi musicali diventa importante, dunque, anche per comprendere altri aspetti dell'umano che vanno oltre il giudizio estetico/artistico.
Il discorso sulla «cronaca» musicale dei giorni nostri si fa più complesso: stiamo assistendo a un vero e proprio fenomeno di rapida globalizzazione di strutture, forme, generi, timbriche musicali all'interno del quale il mutamento precede la descrizione del fenomeno stesso, che si manifesta, cambia, scompare prima ancora di poterlo comprendere.
Lo sforzo del formatore e dell'educatore può e dovrebbe diventare quello di tentare di dare senso al panorama musicale contemporaneo, integrando la storia con l'attualità, il passato con il presente, evitando il consumo compulsivo di prodotti sonori senza alcun tipo di consapevolezza. Storia della musica è anche storia della «didattica della musica»: nel tempo diversi autori si sono prodigati nel comprendere e descrivere i processi educativi più consoni all'apprendimento e allo sviluppo musicale.
Il fenomeno musicale possiede tutte le caratteristiche di un vero e proprio linguaggio.
È possibile individuare, parlando di musica, un mittente, un ricevente, un referente (un significato), un messaggio (una modalità di trasmissione del significato), un codice e un canale comunicativo.
C'è chi si spinge a definire la musica un linguaggio «universale»: in realtà, molto probabilmente, l'universalità risiede esclusivamente nell'immediatezza della percezione del messaggio sonoro che non necessita della semantica della parola per comunicare un significato.
D'altro canto però è difficile comprendere il significato che uno specifico gruppo sociale attribuisce ad una determinata struttura sonora senza conoscere i presupposti storico-culturali-sociali che hanno dato vita al suono stesso: il testo musicale viene, quindi, percepito in maniera uni-versale, ma può essere compreso solo grazie alla comprensione del contesto.
La teoria musicale, la storia della musica, la pratica strumentale e l'immediatezza percettiva del fenomeno sonoro sono le variabili attraverso cui descrivere il linguaggio musicale.
Le più recenti tecniche neuroscientifiche di osservazione delle strutture e funzioni cerebrali ci rivelano quanto ogni forma di rapporto con il mondo musicale (ascolto, movimento, pratica strumentale) attivi e incrementi le potenzialità di diversi circuiti neuronali che hanno a che fare non solo con la musica in sé, ma anche con altri domini cognitivi e comportamentali tipici del vivere quotidiano: il movimento, il linguaggio, la memoria e l'attenzione sono ambiti operativi dell'essere umano che giovano di un training musicale a tutti i livelli, a tutte le età, in tante modalità. Fare musica non diventa, in questo paradigma, un'attività fine a sé stessa, ma apre prospettive multidisciplinari di intervento in diversi campi della formazione, dell'educazione, della didattica e della riabilitazione.
Secondo Lev Semënovič Vygotskij https://g.co/kgs/BfWVTF
gli eventi storico-sociali influiscono in maniera significativa sui contenuti a livello psicologico, sulle forme di attività co-sciente, sulle strutture dei processi cognitivi, portando l'uomo a nuovi livelli la coscienza. La musica potrebbe essere descritta, dunque, come uno degli eventi sociali e culturali che, in maniera diretta o indiretta, danno nuova forma al contesto modificando il pensiero di gruppo e, di conseguenza, individuale.
L'ambiente musicale può influire sul modo di pensare al mondo stesso, alle relazioni tra individui, alla società in genere: ogni impronta sonora ha sempre anche un proprio valore sociale, un proprio significato che va oltre al prodotto stesso.
Utilizziamo i cookie per analizzare il traffico sul sito web e ottimizzare l'esperienza con il tuo sito. Accettando l'uso dei cookie da parte nostra, i tuoi dati saranno aggregati con i dati di tutti gli altri utenti.