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Il Gioco della Consapevolezza
La liberazione dal condizionato, cioè dalle dipendenze a cui la nostra mente è assoggettata a causa dell’ipertrofismo peculiare della sua brama egoica, consiste nello spingersi oltre la realtà delle cose per come sono, inconsapevoli al contempo dell’inevitabilità che si viene a edificare in tutto ciò che è condizionato, incluso ciò che accade a noi stessi e le illusioni a noi associate.
La felicità risiede dunque nella comprensione di essere parti necessarie del Tutto e delle sue dinamiche funzionanti, e nel senso di beatitudine che sopraggiunge dopo tale consapevolezza..
Il Mistero per liberare la propria trasformazione interiore e attivare un vero Cambiamento, persino una Rivoluzione, è il “lasciar andare”: smacchiarsi da ogni attaccamento lasciandosi trasportare con fiducia verso l'alto…
La schiavitù della sofferenza sta nel senso di essere e sentirsi come “una data persona che agisce”, un quid vincolato, e non come fossimo un Unicum a monte delle azioni stesse, che andrebbero sempre testimoniate e godute per ciò che semplicemente sono! In questo senso Conoscere significherebbe Essere: vale a dire lasciar essere ciò che è e sarà!
Vivere nel flusso del destino…
Mollando le convenzioni, o le chimeriche aspettative dell’esterno, si può tornare ad osservare la realtà attraverso l’esperienza, e basta! Senza giudizi o logiche inviluppanti la vita farebbe il suo corso per ciò che è la nostra vera natura, ecco perché condurrebbe alla vera felicità. Si tratta di lasciarsi andare ad una recettività attenta, una passività attiva capace di pilotare il nostro fato sui binari dell’autorealizzazione!
Sposare questo abbandono con un'inedita azione di “cambiamento” nel mondo è il cuore stesso del sentiero per il Risveglio, e l’unica Rivoluzione possibile!
La Bellezza dell’impermanenza della Vita sta nella sua apparente fragilità morente. Ogni attimo di transitorietà va gioito nell’offrirsi all’ineffabilità del Buono e Bello, per la sua stessa capacità di svelare l’eterno Spirito, che ogni cosa muove e su tutto vince.
In verità l’uomo sperimenta in vita un sogno già sognato.
Quando diciamo Io sono triste, evidentemente, interiormente c’è qualcosa che etichetta e “sente” me in quel modo. Un “immagine mentale” che coinvolge me. Ma chi è Colui che definisce me come triste? Evidentemente, ancora, ci deve essere una parte dentro di noi che è libera e dislocata da quel coinvolgimento, ma che è in grado di osservare, classificare e qualificare quella reattività, a cui di fatto non appartiene. Ecco, quella parte vuota, incontaminata, che sa riconoscere ogni possibile colore della “superficie”, è la nostra reale essenza, libera da ogni “Io”, “me”, “mio”… ergo da qualsivoglia emozione disturbante. Ebbene, è sempre stato solo in quel Centro di Presenza e Consapevolezza che possiamo trovare - ma soprattutto pacificare - ciò che veramente siamo e saremo: la totalizzante libertà da ogni reattività che ci incatena ai cicli delle sofferenze terreni.
Questa è la Liberazione!
Il Pensiero Vivente - che tutti dovrebbero riscoprire - è un pensiero simbolico, immaginifico, acquatico, una superficie mossa che sormonta un abisso. Un mondo dentro altri mondi che squarciano il velo del raziocinio. È un’esperienza in cui “c’eravamo”, eravamo lì! Con tutto noi stessi. In effetti l’esperienza è in primis un evento intrinseco di ogni unità di consapevolezza (che siamo noi, l’Io).
Tuttavia l’Ego condizionato, ormai saturo vuole possedere, conquistare un risultato, ma non funziona così.
La verità è che l’uomo si deve arrendere a qualcosa che è dentro di lui ma è più grande di lui. Facciamo tutti parte di un’orchestra, ogni stonatura dipende da noi. Dal nostro “sentire”…
Allora si deve ascoltare “sine doxa”, senza opinioni, dicevano i greci; senza attaccarsi alle illusioni categoriche tipiche delle logiche soggettive, collettive e faziose.
Più appropriato dunque è essere creativi nell’Analogia, nel Pensiero Intuitivo e incondizionato, quello laterale ed emozionale, il Mentale Superiore, ossia il mentale che accoglie e non possiede.
Il real pensiero, ossia il Pensiero Vivente, è il percepire ciò che accade così com’è! È un percepire semmai con cognizione di causa, e basta! Senza giudizi. È così che l’assolutismo collettivo diventerebbe piuttosto Bene comune: la molteplicità diverrebbe bellezza, non certo separazione e terrore. È un lasciarsi andare al flusso, abbandonati e immersi nei “significati”, quelli relazionali, simbolici. Uno stato di coscienza immersivo, concentrato sul senso, sull’ascolto… Uno stato mentale conciliante, aperto a tutto, pronto ad accogliere ed accettare qualsiasi cosa!
Non si tratta di ingenuità passiva, semmai di aver acquisito un’eroica centratura, un governo di sé tale da essere preparati di fronte a qualsiasi cosa, una mente addestrata a fronteggiare qualsiasi sfida nel bene o nel male.
Una consapevolezza dimorante in grado di favorire uno spontaneo “rendersi conto”, ossia un “accorgersi” di cause ed effetti: pura Intuizione del pensiero simbolico, ritenuto magico dagli antichi saggi.
Questo crea relazioni virtuose, anche perché se non c’è pace nell’uomo non può essercene per il mondo.
La prima lezione è dunque capire che dobbiamo cuocere nel nostro brodo - questa è la difficoltà che non vogliamo ammettere, giacché “abituati” a reagire: la partita è osservare senza preconcetti o aspettative! Dobbiamo solo gioire di ciò che accade, oppure prenderne il meglio che si può se la cosa dovesse essere avversa. Tutto passa. Niente succede a caso.
Dobbiamo contemplare la nostra Voce Interiore nascosta dietro agli eventi, non correr dietro le reazioni, ma prestare attenzione alle operosità che hanno prodotto quell’esperienza, e ascoltarle, con consapevolezza. Dopodiché, il resto vien da se… questa è la parte più difficile; ci vuole fiducia. Ci vuole forza per rimanere centrati, coerenti e serafici per restare ancorati sulla speranza e l’entusiasmo… è sempre stata solo questa la lotta tra la Luce e le Tenebre! Dobbiamo seguire il flusso del nostro Destino! Vibrazioni pure germogliano karma positivo.
Quando si ama una persona fare qualcosa per lei è come quando lo facciamo per noi stessi, la cosa non è diversa.
In extremis, immaginiamo un padre o una madre di fronte il proprio figlio che sta annegando. Certamente non si metterebbero a leggere il giornale né si distrarrebbero su altro… sicuramente si getterebbero in acqua senza pensarci, piuttosto che non far nulla che risulterebbe più difficile, quasi impossibile! Allora, quando si ama, non c’è fatica nel prendersi cura per l’altro, è come lo si facesse per se.
Poiché l’autentica realtà della Vita è la “relazione”, allora il vero senso della felicità o della nostra realizzazione sta in verità solo nell’empatizzare con gli altri - “L’Amore è la Legge”, dicevano i saggi.
Nondimeno, in generale, c’è da dire che per amare o prendersi cura dell’altro, prima devono essere soddisfatti tutti i bisogni principali e personali. Infatti se siamo occupati a sopravvivere o a barcamenarci per tirare avanti, sarà difficile praticare uno spontaneo ascolto, o la pazienza o un incondizionato altruismo da offrire al prossimo… e con questo realizzare il senso del nostro destino (perché è questo il senso!). Quindi quando una persona non è capace di ascoltare o dare spazio all’altra, quando rimane insensibile, aggressivo o indifferente, spesso lo è perché in quel momento non ha ancora acquisito le giuste esperienze per coprire le proprie necessità. Non ha ancora trovato il suo Centro di equilibrio ergo la sua autorealizzazione. Portate pazienza, nu ja po’ fa!
«Quando il nemico ti ha portato a combatterlo con le armi da lui scelte, a usare il linguaggio che lui ha inventato, a farti cercare soluzioni tra le regole che lui ha imposto, hai già perso tutte le battaglie, compresa quella che avrebbe potuto vincerlo».
Sun Tzu, “L’arte della guerra”.
Nell’inamovibilità, si assume la Sostanza di ciò che si vuole essere.
Una purezza che dona virtù, talenti… rendendoci un Uomo Nuovo.
Questa è l’unica rivoluzione possibile.
È il Pensiero che fa la Rivoluzione. Perciò si tratta di una sorta di “agire senza agire”.
È l’effetto di un Pensiero Vivente inteso come “Spirito”, cioè fatto col Cuore, ché non s’ingabbia in conflitti, diatribe, sproloqui o odio separativo… ma che si realizzi in un amorevole e inclusiva fermezza d’intenti… è un Pensiero che integra tutto e tutti, finalmente!
L’anima desidera, vive di quel fuoco per risvegliare talenti. La mente invece si attacca meramente all’oggetto del desiderio. Così la mente soffre per ogni immancabile mancata conquista, mentre l’anima semplicemente esulta per il fatto stesso di essere viva e vitale. La libertà perduta è solo quella di vivere ed offrirci con entusiasmo..
Una “forma di coscienza” produce una forma di potere, tutto infatti dipende dal “modo di pensarsi”! Una modalità cioè nel rappresentare noi e l’ “Altro”... differenziazione tra l’altro che è solo una roba umana.
Dobbiamo allora prenderci le nostre responsabilità (come specie perfino, finalmente) e rinascere ad una nuova forma di coscienza per poter cambiare quel “tipo” di potere che ci ha oramai quasi schiacciato. Dobbiamo ricusare il vecchio estrattivismo cambiando e ricreando nuove concezioni di esistere, superando la vecchia coscienza materialista, separata, scissa dentro di sé, quindi sconnessa all’interno e anche verso gli altri, giacché terrorizzata e violenta.
Quale forma della nostra coscienza (esperienza di me) devo abbandonare perché non più sostenibile? E quale esperienza del mio “essere uomo” devo invece iniziare a perseguire?
Serve un risveglio ad una forma di consapevolezza diversa, in cui ci rendiamo conto di non essere un Io come frutto della materia, ma un Sé come Pensiero Vivente!
D’altronde la materia è un prodotto, è un concetto, è una produzione del pensiero (tutto ciò di cui noi abbiamo percezione è un’esperienza della mente/coscienza), perciò il cambiamento, la Rivoluzione (“rivelazione” = “Apocalisse”) sta nell’avere finalmente consapevolezza che noi siamo Vita, come libera espressione cosciente di Sé: una pura Coscienza in espressione! Il nostro Spirito non è un prodotto, come lo è il Mondo, ma è il “principio” attivo di Tutto! Ogni essere umano è accomunato dal Pensiero Vivente che rende possibile ogni nostra possibile facoltà, idea o esperienza!
Vi confido un segreto:
la vera schiavitù è sempre stata quella dei nostri "modi" di pensare...
Il pensiero fa la Rivoluzione, non le rivolte in piazza a dar fuoco ai cassonetti, ma il pensiero fondato, serio, equanime, che porta dentro di sé la potenza delle Tradizioni e delle responsabilità dell'Avvenire... bisogna risvegliarci all’eroticità dello Spirito!
Ci si chiede spesso perché la nostra Volontà raramente esaudisce i nostri desideri, piuttosto i nostri incubi…
Ebbene noi e ogni cosa che ci circonda, l’Essere tutto, è una sorta di "Ologramma" che si sdoppia simmetricamente in infinite possibilità... perché l'evoluzione è una sorta di Volontà fatta di energia. In natura sembrerebbe che la chiave che sprigiona l’energia nella neurobiologia umana è appunto la nostra Volontà. Se vogliamo creare qualsiasi spinta, qualsiasi forza reale finanche dentro noi stessi, c'è bisogno di questa sorta di "desiderio" inconscio: dobbiamo diventare entusiasti... sono i campi magnetici più sottili dell'energia.
Allora, poiché l’Io è un individualizzazione di uno Spirito più grande, se deve forzare la sua volontà per essere se stesso, quando cioè lo sforzo della volontà non è allineato con il suo mondo interiore e superiore, con la nostra vibrazione inconscia, allora dal desiderio non può nascere niente che possa portare Bene o Bellezza, nulla di efficace o augurabile benché meno una soddisfazione duratura. Questo perché in quel caso l’Io è uno sforzo della nostra volontà, giacché sempre impegnato a rimbeccare come minimo a qualche fisima o preconcetto al di fuori del disegno dell’Anima superiore… E questo alla fine non può far altro che produrre attaccamenti e avversione, e quindi karma da sciogliere, prima o poi…
Invero, la volontà, quando inserita in un contesto vibrazionale di allineamento, in coerenza, non conosce lo sforzo. È un agire senza reagire. Si agisce seguendo il flusso dei sentimenti, un navigatore infallibile… È come andrebbe presa la vita: secondo ciò che ci si confà.
Infatti noi non dobbiamo reclamare ciò che non vogliamo, noi dovremmo aver ben chiaro ciò che vogliamo e chiedere semplicemente quello! Tuttavia dobbiamo farlo con ogni parte di noi stessi all’unisono. Ciò richiede una perfetta conoscenza di sé stessi. A quel punto si generebbero solo atti senza sforzo: spontanei atti di consapevolezza! Ci verrebbero naturali, o se non altro da un “rendersi conto”, un accorgersi di cause e condizioni. Una consapevolezza che è la sola volontà che finalmente può davvero generare un cambiamento. Tale è la Volontà che “crea” la realtà. È una realtà libera da impedimenti karmici e giocata istante dopo istante, nel qui e ora, attraverso una nuova illuminante narrativa…
Allo scopo di facilitare questa coerenza interiore, l’unica via è staccarsi da giudizi e dubbi e ascoltarsi e ascoltare. La retta via è meno emotività ma più sensibilità! Dunque offrirsi con fiducia, aprirsi in modo conciliante e intuitivo a qualsiasi sfida. Connettersi con la Natura, con il lato chiaro della Forza. Si tratta di un pensiero immaginativo, un sesto senso incluso nel presupposto di percepire già il piacere di ciò a cui aspiriamo… Solo in quello stato mentale di coscienza i nostri desideri si esaudiranno.
Ciò che chiediamo accadrà solo se inserito in una forma altruistica che crede, fino a sapere, che “c’è dell’altro”! Che c’è un significato per tutto! Una consapevolezza che sa che dare significa ricevere…
Al contrario la paura è rimanere chiusi dietro una maschera volendo stabilire a priori come andranno a finire le cose, non di rado una catastrofe. Invece noi dovremmo restare ben saldi nel “pensiero del piacere” quando si gioisce dell’oggetto del desiderio. E poi tanto qualcosa accadrà… riscrivendo la storia.
Perciò è l’intuizione immaginativa che ha piuttosto a che fare con una Volontà pura, ammessa dalla Natura dell’Essere, inserita nel disegno generale (Destino), un “sentire” innanzitutto: ciò che ci fa stare bene… inevitabilmente fino al Bene comune. A quel punto è l’Essere che nutrirà di eccitanti eventi il nostro Io.
Il misticismo chiamava la virtù di sofisticare quel campo coscientivo, Magia, dalla parola “immaginare”, “in me imago agere”.
Fatale
Per comprendere come noi e tutto ciò che ci circonda sia solo una sensazione esterna che finisce per circoscriversi in una “storia” mnemonica di concetti, parole e comportamenti apparenti - ovvero per liberarci dall’identificazione con la mente fisica che ottenebra lo Spirito infinito che siamo - i saggi ci suggeriscono di pensarci come fossimo lo spazio vuoto di un vaso. Se il vaso si rompe, i suoi confini, l’oggetto stesso, non ci sono più, ma noi continuiamo ad essere quello spazio che era e che è!
L’esistenza sta solo nell’esperienza, tutto il resto è apparente e temporaneo.
Esiste solo la Presenza, e non c’è morte, c’è solo la consapevolezza di essere “presenti a sé stessi” oppure no (nei testi sacri questa è la differenza tra vita e morte)…
Io mi figuro questo insegnamento come fosse una “relazione” tra due amanti. Infatti entrambi si innamorano l’una dell’altro, eppure, sia l’una che l’altro stanno sperimentando esclusivamente il “proprio” piacere, quello che provano dentro di loro. Ci innamoriamo dell’altro, proviamo sensazioni per l’altro, certo, così come è pur vero che le emozioni le stiamo provando in noi! Addosso a noi! Ognuno sperimenta l’amore all’interno di sé, a spese del proprio cuore. Abbiamo contatti esterni, ma poi il gioco è dentro di noi. Allora chi è che esiste davvero? Dov’è che che inizia lei è finisce lui? È così per ogni cosa. Ogni cosa, chiunque di noi, è specchio dell’altro (così come quando non ci saremo più, saremo ancora presenti su questo mondo finché ci sarà il ricordo di noi negli altri).
Di fatto psicologicamente ciascuno è uguale al seguente, fino all’ultimo angolo della terra. A tutti piacciono le cose buone, e disprezza ciò che non gli piace. Siamo legati dalla stessa sostanza mentale che ci da la Luce; intrecciati da infiniti eventi, collisioni ed esperienze, un fatto accomunabile dalla nostra stessa natura intima e sottile, di cui tutti siamo una parte, ecco perché il grande insegnamento afferma che aiutando l’altro stai favorendo te stesso.
Avendo compreso questo, che male puoi fare?
Gli antichi greci chiamavano tale forza Eros: lo Spirito/Lògos che si interpone tra la nostra parte
terrena e la nostra profonda Coscienza Superiore. Elemento di conciliazione tra gli opposti, l'unica divinità capace di riunire l'essere umano con l'altra metà di sé stesso (l'anima gemella). Ecco allora che con Eros si impara la Verità (di sé).
Questo è l’Uno.
Fatale
Noi siamo ciò che l’essere è.
Non esiste un oggetto esterno da interrogare, né da misurare per sapere cos’è l’Essere. Soggetto e oggetto coincidono. E poiché oggi la scienza afferma che l’Essere è una sostanza in qualche modo Intelligente, allora, ogni cosa non è altro che un’estensione della nostra consapevolezza. Noi stessi siamo l’oggetto. Non nella nostra dimensione relativa, personale, di singoli enti; ma nella nostra partecipazione (psichica, significativa, ergo metafisica) a una manifestazione che altro non è che la realtà stessa!
L’Essere è l’unica realtà che esiste. È senza inizio e senza fine. Di fronte a noi ha luce in concomitanza con l’avvento della nostra consapevolezza, laddove appaiono gli eventi nello spazio-tempo. Siamo della stessa sostanza coscientiva dell’Essere, ognuno di noi è collegato al suo interno.
Tutto ciò di cui si fa esperienza sono le qualità delle relazioni sullo spazio dell’Essere: la relazione è la natura dell’Essere, ergo il suo scopo per questa dimensione; ecco perché il senso della vita è l’offrirci, per il bene di tutto e tutti, un’atto dovuto al riconoscimento dell’Unità dell’Essere.
L’Offerta (sacrum-facere), di fatto, è la sola cosa che può aprirci all’esperienza dell’Unità, a dispetto delle visioni sofferenti della vita stessa: sono tutte le relazioni liberate dal cuore, e non quelle causate da un mentale egoico separativo.
In tutto ciò è l’Essere che vuole fare esperienza, e lo fa per mezzo di noi.
Ebbene, l’esperienza è una realtà irriducibile della Natura, quindi anche di ogni sua unità di consapevolezza: è ciò che qualifica ognuno di noi.
L’Essere è qualunque manifestazione, materiale o mentale, ogni evento o esperienza, in noi compresi, e noi esseri viventi siamo quella realtà.
Perciò, in questo coro fatto di contatti emotivi, relazioni di pensieri, vibrazioni, azioni e realizzazioni, in ogni uomo o donna, è orchestrata una parte dell’Intelligenza dell’Essere.
Noi non dobbiamo far altro che lasciare che si compia il Fato scritto dentro di noi, fin dal primo momento in cui siamo nati.
Possiamo comprendere il nostro Destino solo se ci abbandoniamo all’Essere, ascoltandolo nel silenzio interiore, dialogando con lui, abbracciando il flusso della vita, senza interrogarla, senza giudicarla, senza interferenze, senza attaccamenti…
Bisogna lasciarsi andare privi di alcuna dipendenza a qualcosa di più grande, solo allora entreremo a farne parte… esperienza dopo esperienza, arricchiti, all’Unisono!
Fatale
Dal fallimento del Meccanicismo, ridefiniamo l’eroismo e per farlo passiamo attraverso la visione Olistica... rendendo il mondo un posto forse più equilibrato
Normalità. Cos’è la normalità? Come si distingue un normale da un anormale? A meno che non siate nel mondo di Herry Potter con la distinzione tra maghi e babbani, o in qualche altre serie fantasy/fantascientifica, una persona normale si pensa sia colei che si conforma alle norme morali e comportamentali (e mentali) condivise e diffuse nella società in cui vive. L’adeguamento è un frutto dell’educazione e del vivere fin dalla nascita a contatto con certe regole. Lo spirito critico si può sviluppare dopo, ma non è sempre così forte da rompere gli schemi completamente. Sicuramente rompere gli schemi può essere produttivo e accettabile: pensiamo al movimento delle suffragette, che chiedeva il voto politico anche per le donne, alle quali era negato. Uscire dagli schemi non è quindi sempre controproducente. Quando c’è qualcuno che esce fuori dagli schemi e, facendolo, apporta dei vantaggi alla società, allora diventa una specie di eroe. Pensate al successo di Licoln, che si è battuto per l’abolizione della schiavitù in una società schiavistica come quella degli Stati Uniti nell’Ottocento. La storia dell’eroe può essere spesso particolare, in quanto inizialmente ciò che fa e il modo in cui pensa non sono accettati dalla società e tutto ciò dura fino a quando non si ha quel famoso vantaggio sociale di cui sopra.
RIFLESSIONI PRELIMINARI
Riflettiamo, e facciamo una riflessione alquanto ampia. L’uomo è un essere naturale ed ha sempre cercato di capire la natura che lo circonda, se non anche di controllarla. È così che è nata la filosofia. Proprio in base a questo, facciamo una distinzione fra la cultura di stampo tipicamente Occidentale e le altre culture. La cultura occidentale ha sviluppato un tipico atteggiamento di indagine e poi di controllo della natura che circonda l’uomo separato dal resto, e solo recentemente ha sviluppato una visione più olistica, in cui noi siamo una parte del tutto e con esso costituiamo una unità. Questo tipo di atteggiamento è già largamente diffuso nelle filosofie orientali, per esempio.
Il tipo di atteggiamento tipicamente occidentale influisce anche sulla considerazione di ciò che può essere ritenuto normale e ciò che invece non risponde agli schemi condivisi.
OLISMO
La visione olistica deriva il proprio nome dal termine greco “olos” che vuol dire “il tutto”-“totalità”. L’atteggiamento olistico ha una maggiore considerazione del legame tra livello spirituale (psichico) e livello fisico. La malattia è ad esempio vista come uno squilibrio tra questi due livelli e la guarigione può essere ottenuta ottenendo l’equilibrio perduto. Nella cultura occidentale non mancano i punti di vista olistici. Si pensi alle teorie di Jung, quello degli Archetipi e dell’inconscio collettivo, che parlava proprio di manifestazione fisica dei malesseri emotivi. La sensibilizzazione sempre maggiore nei confronti della visione olistica si sta diffondendo anche in occidente. Non ci sono più solo casi come quello di Jung.
MECCANICISMO
L’atteggiamento tipicamente occidentale, cioè quello che vede separate la realtà spirituale e quella fisica, è detto meccanicismo. Il meccanicismo, che ha uno dei suoi maggiori rappresentanti in Cartesio, fautore anche della dicotomia anima-corpo, vede tutto come oggettivamente causale: ogni evento esterno è causato da altro. Ma la causa non segue un finalità trascendentale: la causalità è puramente meccanica, quindi è tutto legato da un rapporto di causa-effetto materiale. La visione meccanicistica esclude qualsiasi tipo di finalismo, quindi la visione evoluzionistica di Darwin escludeva il creazionismo: tutto si è evoluto per delle cause casuali, non è stato creato per un determinato scopo/fine. È da ricordare, ed è importante, che le teorie darwiniane non erano teorie del più forte nel senso che il più forte sottomette il più debole. Nella teoria evoluzionistica il più forte è da intendersi come colui che meglio sa adattarsi alle condizioni che lo circondano, e questo grazie a delle modifiche genetiche del tutto casuali. Dato che l’evoluzione prevede dei tempi molto lunghi, ecco che è nato il bisogno di controllare ciò che ci circonda, per non aspettare che l’evoluzione facesse il suo corso.
CHE FARE?
Questo modo di fare ha però portato alla situazione che tutti conosciamo. Non è più vantaggioso allora recuperare un atteggiamento olistico e lasciare che la natura faccia il suo corso? Ecco come gli anticonformisti che fanno così diventano degli eroi. Ma non possiamo essere tutti un po’ eroi? Con un atteggiamento maggiormente olistico potremmo essere tutti un po’ eroi, nel nostro piccolo, allora.
Se uscire dagli schemi non è sempre controproducente, non è neanche detto che gli schemi non siano giusti. Lo spirito critico è necessario proprio a questo: capire quali sono gli schemi accettabili e quali quelli contro i quali si può andare. Quindi credo sia ottimo l’insegnamento biblico-kantiano del «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te»: la regola da tenere presente, se si vogliono rompere gli schemi, sembrerebbe essere quella del rispetto altrui come unico requisito per seguire il flusso naturale delle cose.
Fatale
L'uomo è un essere desiderante.
E cosa desidera?
Desidera desiderare...
Da qui nasce l'intero viaggio umano, quel sofferente percorso che ci qualifica rispetto a qualsiasi altro essere vivente.
Ebbene, c’è bisogno di un’insopprimibile stato sentimentale, e non di un mero impulso, per vivere l’infinitezza autentica dei nostri desideri.
Al contrario oggi tutto è prestazione, protocollo... si badi bene, si tratta di tecnologia, letteralmente “discorso (o ragionamento) sull’arte": sul saper fare, una scienza che per giunta per gli antichi era sacra, ma oggi non lo è più, alla meglio potrebbe essere un’evoluzione di coscienza, ma ha portato solo tecnicismi e progesso, non certo evoluzione nell'animo e nelle relazioni umane. Dal mito di Prometeo a quello di Minosse, l'emancipazione umana ha portato ad una magnifica singolarià nell'Universo, ma anche al tradimento dell'Uomo del suo "patto con la natura", da quel momento il Minotauro (pulsione emozionale) vaga nei labirinti della nostra mente, per cui da sempre ci azzuffiamo col nostro Inconscio!
Comunque sia, ecco che mi stava mandando fuori di testa cercare la “pace interiore“, ho dovuto smettere! Non è che sono pigro, permetto solo alla realtà di essere ciò che è. È innazitutto la seduzione ciò che tento di evitare (gli dèi disprezzano la "tracotanza di potere" dell'uomo), anche se cedo alla tentazione, tant’è che me ne guardo bene dal perdermela.
Insomma la vita non è nulla se non è una tresca estrema. Il mondo è quello che uno pensa che sia, nessun limite. Qualsiasi evento nella vita non ha alcun significato tranne quello che io gli do. Succede che ci fregano il posto in fila alla posta e all’improvviso il mondo si popola di stupidi, è sempre così! Ci inventiamo delle differenze e diamo inizio al rifiuto, così nasce il dolore e tutto comincia a putrificarsi... Questo perché siamo identificati solo con la mente razionale che è serva della necessità, e non siamo mai in quella intuitiva, immaginativa, che è un dono emozionale. Non a caso abbiamo costruito una società serva della necessità e carente di sensibilità.
Allora, per fregarmene dei casini in cui mi ritrovo ogni santo giorno ho iniziato a concentrarmi solo su ciò che volevo realizzare nella vita. L’energia, o meglio la realtà, si concretizza dove va l’osservazione, dove si posa l’attenzione: perciò il momento del potere è ora! Questo ormai è risaputo. Persino la scienza oggi dimostra che le emozioni influenzano il Dna, che poi è la ‘fonte’ di come ci vediamo allo specchio.
Insomma, tutto si gioca tra pensiero, sentimento e corpo. Infatti ciò che penso dirige l’attenzione, perciò il pensiero è l’asso nella manica! Il sentimento tuttavia è pura volontà, cioè il “carburante e sorgente del potere”: perché è l’unione di pensiero ed emozione. Di fatto, quando voglio fare l’amore: devo avere ben chiaro in mente le bellezze della mia compagna e, una sana voglia di essere in intimità con lei. Devo cioè avere un’idea e un’emozione. L’universo intero risponde a questa eccitante volontà! Una vita da vivere! Nei miti greci, Caos, Terra ed Eros (Amore), sono la triade di potenze che presiedono all'intero processo di organizzazione cosmogonica. Eros è l'elemento di conciliazione tra gli opposti, l'unica divinità capace di riunire l'essere umano con l'altra metà di se stesso (l'anima gemella). Si tratta dunque dell'Archetipo dello Spirito che si interpone tra la nostra parte terrena e la nostra profonda (e divina) Coscienza Superiore.
Allora, se davvero abbiamo questo fantomatico potere di creare la nostra realtà solo immaginandola, io sono arrivato persino a visualizzare una visualizzazione in cui si visualizza che la visione funziona. Vi sembra una cosa così assurda o furbetta? Di fatto: la perseveranza è il duro lavoro che fai dopo che ti sei rotto le balle del duro lavoro che hai fatto. È indubbio che sarebbe davvero bello se tutti quanti ci dessimo una svegliata. Io dovrei senza dubbio partorire me stesso. Se non cambio quello che sono, avrò sempre quello che ho. Fuori c'è il Samsara, io posso agire solo dentro di me!
Tutto dipende dalla narrativa con cui ci rappresentiamo noi stessi e tutto ciò che ci circonda. Ogni cosa è "idéa", deus, immagine... il processo dell'esistenza è immaginale, perciò non dovremmo fare altro che godercela, almeno saremo sicuri di non fare troppe idiozie. Sembrano “belle parole” lo so, ma hanno il loro perché.
La pratica della felicità sta tutta qui:
- accettare ciò che è!
- rimanere attenti, concentrati e profondamente consapevoli della realtà che ci circonda e di ogni azione, pensiero e parola che si sta esprimendo!
- mitigare il desiderio secondo la giusta “misura”!
In questo modo l’essere umano potrà conseguire tre obiettivi:
- guardare il passato con gratitudine;
- godere del presente con entusiasmo;
- costruire il futuro con speranza.
A questo punto, per liberare sé stessi e il mondo, l’uomo deve persistere in tre cose:
- l’ascolto empatico (capire l’altro dal suo punto di vista; generosità…);
- il non giudizio (accettazione della storia dell’altro);
- l’essere sé stessi (non stare dietro la “Maschera”).
Conoscere sé stessi significa conoscersi così bene da sapere davvero che cosa si vuole. Significa conoscere a tal punto la propria realtà, riuscire a sentirla così libera da ogni paura, che tutto obbedisce ai nostri stessi desideri, alla nostra Volontà!
Quell'idea di essere "misura delle cose" (come dicevano i greci), che rimanda alla forza Yin atta a contenere la strabordanza della forza Yang, non è stata certo la condotta etica assunta dall'umanità nel corso dei secoli. Ecco che fin dal principio, l’illusione della "conoscenza" fine a se stessa è stato il più grande ostacolo al trasformare l’invisibile in visibile.. un intralcio alla vera scoperta! Siamo come falsi cechi che si ostinano a non volere vedere. Gozzovigliamo nell’ignavia.
In effetti anch'io vorrei non aver mai avuto paura, perché non c’è mai stato nulla da temere. Ogni cosa è solo un racconto immaginale, fittizio, ha una mera durata...
Eppure rimanere centrati su ciò che è davvero reale nel Qui e Ora è sicuramente difficile. Nondimeno, io esisto al di là di tutto questa decadenza che ci circonda: io sono qualcuno persino, e indipendentemente, dalle mie idee.
L’origine della sofferenza sta nel pretendere di “voler vivere” in un’altra dimensione che, di fatto, non esiste.
- La persona che rimugina soffre non perché pensa al passato, ma perché vorrebbe tornare a vivere nel passato.
- La persona che è in perenne ansia soffre non perché pensa al futuro, ma perché vorrebbe già vivere nel futuro.
- La persona che giudica nel presente soffre non perché pensa ad altro, ma perché vorrebbe vivere in un’altra condizione, diversa da quella attuale.
Tutto sta in questa enorme, grandissima illusione: pretendere di voler vivere luoghi e modi in cui non è possibile vivere.
Tutto ciò che ci provoca malessere quindi è la “non accettazione”, la rinnegazione della situazione che si sta vivendo adesso in questo istante.
Nonostante tutto, dietro ogni nuvola c’è il sole, che magari alla fine si trasforma in una super-nova e fa pure piazza pulita di tutto ciò che mi ha sempre terrorizzato. In fondo, il labirinto della vita è talmente intricato che l’assurdo è dietro l’angolo; chissà?
Allo stesso tempo, è ovvio che solo se si affronta la paura ci si può rendere conto che le cose possono andare anche molto peggio di come si credeva. Infatti, quando gli altri parlano io oramai ascolto solo con il cuore, così risparmio alle mie orecchie lo strazio di tutte quelle stupidaggini. E sapete perché? Perché abbiamo milioni di ragioni per fallire ma non una sola scusa. Questo è quanto. Se non altro, ′non mollare mai′ diverrà il modo migliore per evitare di ammettere che `non funziona´. Anche se, in “Nosferatu” si diceva: «La mancanza d’amore è una condanna peggiore della morte».
Ricordiamoci che le due più grandi sciagure dell'Umanità sono l'Attenzione consapevole, e il problema del Desiderio... ne parleremo in questo blog, per cercare di scongiurare una vita vissuta col pilota automatico, ovvero senza Significato, e la tendenza a legare il desiderio alla paura di non poter ottenere l'oggetto desiderato, ossia l'attaccamento dipendente che innesca il nostro atavico circolo vizioso dell'infelicità!
Allora, io sono composto per il 99,99999% di energia, quindi niente di tangibile, anche se per il mondo intero vale molto di più quello 0,00001% di materia che mi costringe a vedermela tutti i giorni con la gravità o i protocolli finaziari che ci aggravano tutti!
Nonostante ciò, la scienza oggi chiama “forza debole”, trascurandola perché non ha gli “strumenti” adatti per misurarla, ciò che in realtà compone l’universo per il 96% della sua “sostanza”! Quel nome dato a quell’ “Energia oscura” però è uno dei tanti altri inganni della “ratio”, perché non è affatto “debole”, anzi, essa dirige la fusione nucleare nelle stelle e penetra ogni corpo. Ultimamente gli scienziati hanno allo stesso modo scoperto che l’80% del nostro genoma che loro usavano denominare “spazzatura” -si noti ancora una volta l’uso delle “parole”- è invece la parte “oscura” senza la quale le cellule e gli organi non funzionerebbero e in cui è nascosta la nostra vera natura. Ma allora che cosa ha scoperto e capito fino ad oggi la scienza, se la parte più importante oltre a non essere mai stata compresa era pure bistratta e messa da parte? I “professori”, gli azzeccagarbugli, i robotici politicanti e i consulenti/venditori di simulacri.. raggirano la realtà per paura di non poterla controllare, ma è sempre stato solo un fregarsi e illudersi a vicenda.
D’altronde come pretendiamo di capire il Mondo, che è composto per la maggior parte da “informazioni” di energia, con la mente razionale, senza piuttosto comprenderlo attraverso la mente intuitiva, che di fatto vibra della stessa sostanza dell’Universo (e-mozione significa energia in movimento). Pertanto, la scienza oggi è divenuta un credere nell’ignoranza degli esperti, almeno per una buona parte di essa (è chiaro e scontato che rimangono pure miriadi di entusiasmanti aspetti positivi nella scienza). Nessuna scoperta arriva a tutti noi se non nel momento in cui si è pronti ad accettarne l’innovazione… idem vale per le rivoluzioni.
Io a questo punto non voglio più credere a niente che non mi faccia stare bene, beato come sono, insieme ad ognuno di voi. In fondo, non possiamo far torto al gioco: è il tributo d’onore che ognuno di noi deve alla vita. Forse troppo tardi capiremo che gli altri siamo noi!
Il futuro sarà di chi riuscirà a non attaccarsi più a nulla che lo renda impotente: essere libero da ogni vincolo materiale ma soprattutto mentale.
La vita è come un arcobaleno composto da tanti colori e mille sfumature di essi… molti, come i daltonici, ne vedono uno solo, i distratti riescono a scorgerne solo in parte… chi se la gode scorge uno spettacolo meraviglioso! Allora, la felicità è come una zanzara: se cerchi di spiaccicarla non riesci mai a beccarla, ma come ti rilassi… zac! Eccola che ti punzecchia. E quella puntura appartiene solo a quel presente, infatti, il dolore che sa provocare –così come l’entusiasmo della felicità d’altronde- travolge così tanto quello stesso istante che quell'attimo diviene infinito. Nessuno di voi può negare questo se almeno una volta nell’esistenza si è sentito vivo, al di là del bene o del male.
Saliamo il primo gradino con fiducia, non occorre vedere tutta la scala.
Fatale
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